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Capitolo tredici: Charlotte.

Salgo le scale, e sedendomi impugno la chitarra. Comincio ad arpeggiare quella che potrei definire un classico italiano β€œLa sera dei miracoli” di Lucio Dalla.

E in mezzo a questo mare
CercherΓ² di scoprire quale stella sei
PerchΓ© mi perderei
Se dovessi capire che stanotte non ci sei

È la notte dei miracoli fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di Roma
Ha scritto una canzone
Lontano una luce diventa sempre piΓΉ grande
Nella notte che sta per finire
E la nave che fa ritorno
Per portarci a dormire...

Evans mi osserva sbigottito, forse per il semplice fatto che non ha compreso una parola della mia lingua natale, o magari perchΓ¨ mi sottovalutava. Da sopra la mia testa arriva un fragoroso applauso seguito da un β€œSoooo Good Baby!”. Alzo lo sguardo e viene ricambiato da quello di una ragazzina, suppongo quindicenne, che dal davanzale della sua finestra mi sorride senza smettere di battere le mani. Come al solito mi sono fatta notare. Senza distogliere gli occhi da lei mi alzo e mimo un plateale inchino, sollevo la chitarra verso il cielo, salto e fingo di buttarla a terra come se fossi una famosa rock star. Al detective scappa un β€œNooooo, fermaaaaaaaaa!!” Ma poi si rende conto che sto scherzando e si passa la mano tra i capelli come per rassicurarsi da solo. β€œA questo punto scendi a presentarti, ragazzina! Altro che studiare, scommetto che eri in camera a fissare il vuoto come tuo solito!” dice lui facendo segno a lei di scendere. Di risposta la biondina gli fa una linguaccia. E questa chi sarebbe? β€œVeronika, tanto piacere! Sei bravissima, anche io so l’iitaliano sai? Ciao Bella! Spaghetti, vorrei la pizza e gelato!” afferma orgogliosa. β€œSei molto brava, dΓ¬ ad Evans di portarti in Italia, sono certa che faresti faville li!” le rispondo entusiasta di aver trovato un’ammiratrice. Lei mi osserva, delle ciocche di capelli chiari le ricadono sul viso in modo sbarazzino, gli occhi scuri e grandi brillano con il riflesso delle luci del giardino, ha le guance rotonde e le labbra carnose su cui Γ¨ ancora stampato quel sorriso che fino ad ora non si Γ¨ mai spento. Sembra una bambola. β€œNo, no, no, io con questa combina guai non vado da nessuna parte, anzi, se non fosse per il fatto che Γ¨ mia nipote l’avrei giΓ  arrestata per disturbo della quiete pubblica!” afferma serio lui, ma poi si tradisce sollevando un angolo della bocca, si vede che la adora! β€œAh, quindi ti Γ¨ toccata la malasorte di avere uno zio come lui… mi dispiace tesoro, se vuoi in Italia ti ci porto io, facciamo un sacco di shopping, mangiamo tanto e soprattutto ci divertiamo!” la rassicuro facendole l’occhiolino, lei di risposta mi salta al collo β€œNon vedo l’ora, anzi, con il pensiero sono giΓ  lΓ¬!” ribatte stringendomi ancora piΓΉ forte. Che dolcezza, mi era mancato il contatto ed il calore umano ultimamente. β€œVa bene dai, Veronika per oggi Γ¨ tutto, torna pure in camera…” si raccomanda Evans e lei senza battere ciglio gli da retta, ha giΓ  capito tutto, per avere quell’etΓ  la trovo molto sveglia. La saluto con la mano e lei ricambia con un sorriso richiudendosi la porta alle spalle. β€œPotevi farla restare, non dava alcun disturbo, anzi!” Lo rimprovero, lui perΓ² non si lascia intimidire β€œSe vuole vederti deve prendere un appuntamento, come ho fatto io, questa sera vorrei che dedicassi il tuo tempo solo a me…” afferma, e questo suo infantile desiderio di avermi tutta per sΓ© mi intenerisce e lusinga allo stesso tempo. E’ strano accorgersi che dietro a quella corazza scorbutica c’è in realtΓ  nascosto un cuore timido ed amorevole, o per lo meno, cosΓ¬ parrebbe. Ma ciΓ² che vedo e ciΓ² che Γ¨ nascosto non dovrebbe importarmi, anzi, mi domando cosa sono venuta qui a fare, dovrei stargli alla larga, Γ¨ l’unica persona in questo posto che potrebbe mettermi i bastoni tra le ruote, se dovesse fiutare qualche indizio potrebbe rovinarmi i piani impedendomi di liberare la mia famiglia dalla minaccia della Mafia. Devo andarmene da qui prima che il mio cuore faccia un disastro. β€œSΓ¨ fatto veramente tardi, sono molto stanca, domattina ho tante commissioni da fare, grazie mille per l’invito e per il caffΓ¨ invisibile che ho bevuto, ci vediamo al bar…” Gli dico recuperando la borsa che avevo lasciato vicino alle scale. β€œStai scherzando vero? Non vorrai davvero andartene? Ho detto qualcosa di sbagliato? Lo sapevo, Γ¨ colpa di quella ficcanaso… β€œ alza per un istante lo sguardo verso la finestra della ragazza β€œTi ha dato fastidio? Non andare via, parliamone…” dal tono della voce percepisco seria preoccupazione. β€œNiente di tutto questo, davvero! Prometto che presto verrΓ² a suonarti un’altra serenata…” gli dico dandogli qualche pacca sulla spalla come se fosse un vecchio amico dell’oratorio. Mi permetto di fare promesse che non ho intenzione di mantenere, infondo che differenza fa un’altra bugia sul mio curriculum? Sono solo una criminale omicida senza una coscienza, errore in piΓΉ errore in meno di certo non cambierΓ  le cose. β€œCi vediamo al bar!” Concludo aprendo il cancello per andarmene. Lui mi guarda di traverso ed alzando la mano verso l’alto, con il suo solito modo burbero, mi saluta voltandosi in direzione della porta di casa. Se l’è presa a morte, me lo sento. Penso che non lo vedrΓ² per un po’. Cammino verso l’auto ed improvvisamente percepisco un vuoto dentro, come se avessi dimenticato qualcosa di profondo in quel giardino, mi tocco il petto e mi sento strana, come se mi facesse male il cuore. Eh no, Rebecca perΓ², non cominciamo con le tragedie romantiche, sali in auto e vai a dormire, domattina sarΓ  tutto passato! Metto in moto e percorro la strada di casa, non c’è nessuno in giro, sono sola con i miei pensieri, domani sarΓ  una giornata impegnativa, vorrei sparire per non doverla affrontare.

”Sto partendo ora da casa!” avviso telefonicamente Andi β€œFammi trovare pronta Charlotte, oggi ci aspetta una lunga giornata insieme! Arrivo.” sto per riagganciare ma poi aggiungo una richiesta: β€œSai cosa ci vorrebbe? Una buonissima brioches al cioccolato per darmi la carica!”. Andi sbuffa β€œVa bene principessa, scendo a procurarti la colazione… ma solo perchΓ¨ sei tu!” e riaggancia. Oggi il cielo Γ¨ cupo, le gocce di pioggia si schiantano ripetutamente sul parabrezza della mia auto mentre i tergicristalli cercano di scacciarle vie. In lontananza intravedo un fulmine, dai comignoli di alcune abitazioni esce del fumo, Γ¨ bastata una giornata di pioggia per trasformare l’estate in autunno inoltrato. La sbarra del parcheggio sotto casa del mio amico si alza, trovo posto immediatamente, ogni tanto le cose sembrano anche facili. Mi avvicino all’ascensore e quando arriva ci entro, premo il numero diciotto ed osservo la cittΓ  attraverso le grandi vetrate, salendo mi appare sempre piΓΉ piccola e cupa. Un suono squillante annuncia il mio arrivo, le porte si aprono e di fronte a me appare Andi con una grossa torta in mano.

Una opinione su "πΆπ‘Žπ‘π‘–π‘‘π‘œπ‘™π‘œ 13"

  1. Comincio col dire che sono oltremodo oltraggiato dal fatto che non mi hai segnalato l’uscita di questo brano (e di quello successivo, che non so se leggo tra poco o un’altra volta – so cupat! come si dice dalle nostre parti).
    Poi proseguo col dire che sei comunque brava a mischiare elementi distraenti a fattori importanti della storia, che la rende leggera e intensa al contempo.

    Finosco col segnalarti due errorini:
    1) “SΓ¨” che doveva essere un “S’Γ¨” (attenzione)
    2) “infondo” che invece Γ¨ un “In fondo” e questo l’ho giΓ  trovato altrove ma non te l’ho segnalato per pigrizia.

    Ora ho le idee piΓΉ chiare e so che andrΓ² a fare le nanne, ma che il mio risentimento per il tuo silenzio non Γ¨ scemato!

    😜

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