Essere consapevoli di ciò che ci frulla in testa è fondamentale per poter vivere al meglio limitando gli errori dovuti all’impulsività, con questo però non voglio dire che questa disciplina ci impedirà di sbagliare, perchè infondo siamo umani e crescere implica anche permettersi di compiere scelte errate. Questa disciplina arriva in nostro soccorso nel momento in cui ci rendiamo conto che alcuni nostri schemi mentali, che poi si trasformano in azioni, non sono più validi nel nostro processo di crescita, perchè non ci permettono più di fare passi avanti. In questo articolo, che forse troverete un po’ complicato, vorrei fare chiarezza su come sfruttare al meglio la Mindfulness, perchè essa infatti può essere un grande alleato se interpretata nel modo corretto, viceversa potrebbe rivelarsi, come vi accennavo nel post precedente, deleteria.
La mindfulness, fin dai primi tempi in cui comincia ad essere praticata, rivela un’informazione molto particolare, ci insegna che per quanti possano essere i pensieri che ci propone la nostra mente, esiste una parte di essa che può accorgersene. Capita infatti che per un singolo argomento affiorino pensieri contrastanti, questo crea confusione e può capitare di perdere la connessione con ciò che siamo e ciò che desideriamo. In questo caso la Mindfulness arriva in nostro soccorso per aiutarci, attraverso la focalizzazione sul respiro, a riconoscere ogni pensiero. Un esercizio utile nei momenti di confusione mentale può essere di prendere carta e penna e scrivere un elenco dettagliato di ogni singola idea che ci appare. Comprendere di essere confusi ed accettare che questo è normale, che al momento è verità ma che, come tutto, ha una sua durata esistenziale, ci permetterà di creare il giusto distacco dalla situazione prendendoci il tempo necessario affinchè la nostra mente elabori la situazione. Mi piace descrivere la nostra mente come un computer che elabora e cataloga tutti i dati ricevuti fino a creare un quadro completo, perchè questo è ciò a cui serve. Essa infatti è fondamentale per permetterci di sopravvivere grazie agli insegnamenti appresi nel tempo.
Fatta questa premessa posso procedere affrontando l’argomento del post: quando utilizzare la Minfulness per sentirci meglio e quando invece optare per una strada alternativa.
La Consapevolezza può essere utile nei momenti in cui, appunto, ci sentiamo confusi. Dopo aver suddiviso i pensieri, sarà necessario scavare a fondo in ognuno di essi, percependo quale emozione trasporta ciascuno. Le emozioni sono strettamente collegate ai pensieri, ma se con i primi possiamo limitarci ad osservarli senza elaborare un giudizio in merito, con le seconde è necessario adottare una tecnica differente, ad esse infatti va permesso di esistere all’interno di noi. Mi spiego meglio, quando arriva un pensiero, possiamo accorgercene così da lasciarlo andare rifocalizzandoci sul respiro, diciamo che la metafora più utilizzata è quella di un cielo sereno attraversato da nuvole (i pensieri, per l’appunto) che fluttuano entrando ed uscendo dal nostro compo visivo. Quando arriva un’emozione, solitamente rivelata a noi in seguito ad un pensiero, ci verrebbe istintivo utilizzare la Mindfulness e le sue tecniche per distrarci e lasciarla andare, ma questo non è corretto. Svicolare le emozioni è tra le attività preferite dalla nostra mente, soprattutto quando qualcuna di esse le risulta scomoda, ed è proprio qui invece che bisogna lavorare, focalizzando l’attenzione proprio sull’emozione stessa, osservare in che parte del corpo si concentra, sentire appieno la sua carica energetica, considerare se nel procedimento dell’accettazione scaturiscono ulteriori pensieri ed altrettante emozioni in merito.
Per quanto tempo può persistere un’emozione? Esiste un modo per “liberarsene”?
Un’emozione appena nata, relativa ad un pensiero nuovo, può anche avere una vita molto breve, ossia di circa novanta secondi, immaginiamo ad esempio un momento in cui ci facciamo una risata con un amico, o quando ci prendiamo uno spavento. Quando però non le viene permesso di esprimersi e di esistere, allora al momento si nasconderà lasciando però la sua carica emotiva addormentata e pronta a risvegliarsi nel momento in cui nella nostra mente si ripresenterà quel determinato pensiero.
Una cosa che fa sorridere? Noi nasciamo con l’innata capacità di saper gestire le nostre emozioni benissimo! Cosa fanno i bambini quando non si sentono bene? Piangono, corrono, giocano, scaricano le emozioni in maniera naturale. Crescendo però la società si aspetta che si impari a gestirle, “Non piangere!” è una delle frasi che si sentono più spesso quando un bimbo, piangendo, disturba il genitore. Ma ora siamo adulti e quindi cosa possiamo fare con le nostre emozioni? Di certo non possiamo metterci a strillare di fronte a tutti! Vero, c’è da ricordarsi però che ognuno di noi ha un “luogo sicuro” dove può prendersi del tempo per rilasciare le tensioni, dapprima sarà un luogo fisico, come una stanza, in seguito poi potrà trasformasi in una zona di pace dentro di noi. Fare attività fisica è sicuramente un buon modo per scaricare la tensione, lo Yoga ad esempio è molto utile nei casi in cui nel tempo si siano accumulate parecchie emozioni trascurate, ma anche un bel pianto liberatorio può essere estremamente utile, cantare a squarciagola, prendere a pugni un sacco da boxe. Ognuno, in base all’emozione che prova, può poi comprendere quale sia la tecnica giusta per liberarla. Di certo ora sappiamo che l’unica cosa sbagliata è reprimerle, queste emozioni.
Che errore si può compiere prestando attenzione spesso ai propri pensieri?
Può capitare che diventi un’abitudine controllare frequentemente che tipo di pensieri frullino nella nostra testa, giudicandoli, decidendo se sia giusto o meno che esistano. Questo è un errore da non fare! Non per forza dev’esserci un motivo per cui il nostro “computer mentale” ci manda un segnale, e non per forza dobbiamo identificarci con ogni pensiero che abbiamo nella testa. Vi ricordate dell’esempio del ciclista per strada? Se mentre guido vengo infastidito dalla presenza di un ciclista per strada, e mi arriva il pensiero che per toglierlo di mezzo potrei investirlo, io non reputo di essere un assassino per questo, perché infondo si tratta solo di un pensiero, perché mi accorgo di questo pensiero ma scelgo di non agire.
Noi abbiamo dei pensieri, ma non siamo i nostri pensieri, siamo le azioni che compiamo in seguito al modo in cui interpretiamo un pensiero. Non commettiamo l’errore di identificarci con ogni pensiero, perché ripeto, i pensieri sono input che la nostra mente ci manda in seguito ad esperienze passate, azioni viste (per assurdo anche in tv!), cose sentite, etc etc.
Quando lasciare andare e quando, invece, focalizzare l’attenzione sul pensiero o sull’emozione?
Lasciamo andare un pensiero quando ci rendiamo conto che appartiene ad uno schema mentale ricorrente che nel tempo si è rivelato dannoso, ad esempio pensieri negativi, giudizi aggressivi nei confronti di noi stessi, riflessioni pessimistiche sulle nostre capacità, pensieri pessimistici generali, supposizioni sul futuro di cui è impossibile avere certezza, rievocazione di ricordi inerenti a situazioni avvenute in passato che non possiamo più modificare.
Accettiamo la presenza di un pensiero relativo ad una situazione presente, permettendogli di svilupparsi in possibili scenari risolutivi in merito ad una situazione. Abbracciamo ogni emozione che percepiamo all’interno del nostro corpo, ricordando che esso è un tempio, all’interno del quale abitiamo sia noi che le nostre emozioni. Impariamo a conviverci, senza esprimere opinioni relative alla loro presenza, permettiamogli di esistere per tutto il tempo necessario affinchè se ne vadano, perchè si, ogni emozione è transitoria, se la si accoglie nel dovuto modo, viceversa, sopprimendola, creerebbe resistenza trasformandosi con il tempo in uno stato d’animo dal quale sarà sempre più difficile uscire.
Concludo questo post con un breve riepilogo:
Non possiamo scegliere nè che pensieri ricevere dalla nostra mente, ne che emozioni provare, possiamo però decidere come approcciarci ad essi, se lasciarli andare o se permettergli di esistere, può anche capitare che prendano il sopravvento, e di questo non dovremo farcene un problema, è giusto anche permettersi di non saper gestire una situazione. Accettare, con compassione nei nostri confronti, ogni “intemperia” che ci si presenta nella vita, è la chiave per muovere i primi passi verso quel luogo, dentro di noi, dove esiste la quiete.
Buona domenica a tutti!